Cenni storici sull’ Altopiano Laceno
Il rinvenimento in passato presso il piccolo lago di Laceno di cocci di ciotole di terracotta, in uso alle primitive comunità pastorizie, fanno risalire al III o II millennio a.C. la presenza dell’ uomo su questa parte dell’ Appennino Picentino. Ovvero ad epoca anteriore all’ arrivo delle primitive tribù sannite che, come si sa, iniziarono il popolamento dell’ Alta Valle del Calore a seguito del quale in tempi relativamente più recenti sorsero i comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano, Nusco. Dovette trattarsi, molto probabilmente, di pastori e mandriani di quei primitivi popoli italici che vissero sulle aree pugliesi i quali, durante i periodi estivi, per la insopportabile calura, avranno seguito il corso del fiume Ofanto, scoprendo questi ameni altopiani dai pascoli sempre verdi e con abbondanza di acqua. Col passare dei secoli se non dei millenni, con la presenza delle prime comunità umane sul territorio, la transumanza andò invertendosi, nel senso che pastori e mandriani furono abitanti di queste terre, mentre in periodo invernale, quando il territorio si copriva di neve, essi trasferivano in Puglia il proprio bestiame. Questo fenomeno di transumanza verso le aree pugliesi, e soprattutto verso la Capitanata, andò col tempo consolidandosi e durò fino ad un paio di secoli fa. Nel XVI secolo, grazie all’ amicizia del noto frate domenicano bagnolese Ambrogio Salvio con l’ imperatore Carlo V, il bestiame veniva fatto svernare gratuitamente sulle aree del Tavoliere. Questa transumanza favorì non poco l’ interscambio fra la Puglia ed il piccolo comune irpino noto al tempo come Bagnulo di Principato Ultra, che viveva oltre che di agricoltura e pastorizia, soprattutto di industrie e di commercio. Ciò favorì pure l’ inserimento presso le comunità pugliesi di cittadini di Bagnoli tanto che, ancora oggi, è difficile trovare in quella regione un comune ove non vi sia una famiglia bagnolese. Nel 1499 l’ altopiano di Laceno ebbe la visita di illustri uomini di cultura: gli accademici pontaniani con Jacopo Sannazzaro, Giano Anisio, Fabio Colonna, il pittore Sabatini detto Andrea da Salerno, il Cotta ed altri studiosi. Si vuole che furono proprio questi ameni luoghi ad ispirare il Sannazzaro nella composizione dell’ Arcadia, come riferisce il biografo del poeta, che accenna all’ ospitalità data agli studiosi dal conte Cavaniglia nella sua villa di Bagnuolo ove si erano dati convegno. Un po’ di anni prima il Laceno aveva avuto altri ospiti eccezionali: S. Guglielmo da Vercelli e S. Giovanni da Matera; il primo, dopo aver abbandonato il luogo, edificò nel 1119 l’ Abbazia di Montevergine e nel 1132 il Goleto. Sopra la grotta che li ospitò, sul poggio nei pressi del lago, sorgerà una cappellina dedicata al Salvatore che, nel 1882 verrà ingrandita con l’ aggiunta di un rifugio ad opera del noto pittore Michele Lenzi, sindaco, a quel tempo , di Bagnoli Irpino e reduce delle battaglie garibaldine col grado di tenente. Per alcuni secoli, fino all’ Unità d’ Italia, il Laceno ed i vasti boschi circostanti furono luoghi di brigantaggio. Anfratti e boschi vergini costituivano asilo sicuro in periodo estivo, dal quale partivano per le varie sortite brigantesche, che avevano come meta le aree salernitane e quelle della Valle dell’ Ofanto. Non mancò loro l’ appoggio di pastori e contadini bagnolesi, prima di essere annientati dalla Guardia Nazionale. Della passata presenza del brigantaggio sull’ Altopiano di Laceno e le montagne circostanti restano i nomi di alcune località ove vissero o vi perirono, come il Ponte della Vecchierella alle porte di Bagnoli che ricorda tal Angelo Corsio, feroce brigante ucciso in quel posto in seguito ad un agguato; o la Grotta dei briganti nei pressi del monte Piscacca, quasi inghiottita dalla vegetazione, ove vi trovarono rifugio le feroci bande di Salvatore Ziviello detto Scopa e quelle non meno feroci di Ferrigno, Pico e Carbone; o l’altra grotta nei pressi del Rajamagra che ancora oggi porta il nome di Grotta di Ciccucianci; o l’altra al confine con il territori di Acerno che porta il nome di Grotta di Strazzatrippa, altro feroce brigante di Acerno. Nell’agosto del 1835 il Laceno ebbe la gradita visita di un altro personaggio di riguardo, quella del poeta Pierpaolo Parzanese, canonico arianese che subì la presenza di luoghi così ameni.
Nell’agosto del 1879, il giovane meridionalista Giustino Fortunato socio del Cai di Napoli, proveniente dal Terminio si porta sull’Altopiano, per proseguire il giorno successivo per il Cervialto e scendere sulla Piana di Sazzano, ove si congeda dal sindaco Michele Lenzi e suo cognato l’intagliatore Erminio Trillo, che lo hanno accompagnato, per proseguire verso il comune di Caposele. Nel suo volume Dal Partendo al Terminio si sofferma lungamente a parlare della sua visita al Laceno accennando ammirato alla gloriosa storia di arte e di cultura di Bagnoli, e fa una lunga carrellata dei tanti uomini illustri del paese. I Di Capua, il D’Aulisio, il D’Asti, furono intelletti di grande statura, noti in Italia e in Europa. Non a caso Giovanbattista Vico e Pietro Giannone, ritenuti i due più grandi pensatori del ‘600 e del ‘700, furono, il primo, discepolo di Leonardo Di Capua ed il secondo di Domenico D’Aulisio. Nel 1881 il Laceno ed il vasto comprensorio montuoso che lo circonda, serviti fino allora da un impervio sentiero, avranno la prima strada rotabile grazie alla lungimiranza del sindaco del tempo, il citato Michele Lenzi. Per Laceno si apriranno tempi nuovi. Infatti soltanto l’ anno dopo sorgerà ad opera dello stesso sindaco il Rifugio San Salvatore e quattro anni dopo nel 1885 il Casone, un edificio tutto in pietra squadrata sulla collinetta dell’ Altopiano, ove saranno chiamati i vaccai a produrre i latticini in forma associata. Dovette trattarsi, tuttavia, del più grosso ampliamento a costruzione esistente, come è stato possibile constatare durante la sua ricostruzione ex-novo a seguito dei crolli causati dal terremoto del Novembre ’80 ed anche da quanto risulta dagli atti comunali del tempo. Il comune di Bagnoli manderà questi prodotti alla Fiera Campionaria di Milano del 1888, ricevendone quale riconoscimento un quadro ricordo, in vetro, opera dei maestri vetrai di Murano. La costruzione della Strada e del Rifugio, faciliteranno la frequenza del Laceno da parte di amanti della montagna. Infatti il rifugio servirà per pernottamenti ai soci della sezione napoletana del Cai, i quali fino al 1936 effettueranno ascensioni al Cervialto, al Cervarolo, Rajamagra ed altre montagne di interesse escursionistico. L’ amministrazione comunale del tempo regolamentò persino il costo delle guide e degli animali da soma, come risulta dagli atti del comune di Bagnoli, tanta doveva essere l’ affluenza turistica. Con i primi anni del nuovo secolo, avendo il Parlamento Italiano deciso la costruzione dell’ acquedotto pugliese, la quasi totalità del paese di Bagnoli Irpino, e parte dei comuni limitrofi, sarà dichiarato “Bacino Imbrifero delle sorgenti del Sele”. Inizieranno così vistose opere di rimboschimento e di idraulico forestale che si sospenderanno con l’ inizio dell’ultimo conflitto mondiale e saranno riprese verso gli anni ’50. A questi interventi si devono le vaste superficie montane a pinete presso le quali oggi il turista si spazia in lunghe escursioni e passeggiate. L’Altopiano Laceno fu per circa quarant’ anni meta ambita dell’ Esercito Italiano per i suoi campi estivi e manovre militari, ricordevoli sono le Grandi Manovre del 1936. Per gran parte dell’estate 1932 vi campeggiò anche il principe ereditario Umberto II di Savoia, l’ultimo re d’ Italia, pernottando nella vecchia baia del vivaio forestale costruita nel 1907 appositamente restaurata per l’occasione. Nel 1954, l’amministrazione comunale del tempo, ritenendo che col dopoguerra alle spalle si sarebbero aperti tempi di progresso e maggiore benessere come è avvenuto, decise il rilancio dello sviluppo turistico dell’Altopiano, iniziando col concedere a prezzi simbolici ( L. 7 e cent. 40 il mq. ) i suoli a quanti volessero costruirsi una casetta o ristoranti ed alberghetti. Il 6 settembre del 1959, con grande manifestazione popolare, il villaggio Laceno veniva ufficialmente inaugurato e si univa alle altre moltissime stazioni turistiche montane e italiane. In quella occasione il comune di Bagnoli istituiva anche un premio cinematografico, destinato alla cinematografia neorealistica, con la collaborazione del noto scrittore Pier Paolo Pisolini che divenne il vero morale sostenitore del premio e della manifestazione. Vennero a ritirare sul Laceno l’ambito premio nomi famosi divenuti in seguito i personaggi di primo piano nel mondo della cultura cinematografica ( Zavattini, Antonioni, Lizzani, Montecorvo, Montaldo, Monicelli, Nanni Loy, ecc. ). Oggi il Laceno proteso ad un suo maggiore sviluppo e richiamo sulla montagna, costituisce la sola stazione montana estiva ed invernale della Campania, con attrezzati impianti di risalita, piste sicure, alberghi confortevoli e moderni locali di ristoro e ritrovo.